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2014, aprile. Di nuovo

Come si direbbe a Roma… ariecchice! (NdR: ci siamo di nuovo, siamo tornati)

Sono tornato con le mie riflessioni spontanee, a tediare le vostre serate davanti al monitor, sui seminari ai quali mi viene concesso di partecipare.

Anche questa volta, per puro accanimento, voglio intrattenervi sul seminario di questa “santa” Pasqua 2014 del nostro Direttore Didattico, il maestro Hiroshi Tada.

 

Quello di Pasqua è un appuntamento ormai pluriennale (NdR: dovrebbe risalire al 1969), di rara intensità, oltre che per l’evento in se dal punto di vista aikidoistico, proprio per il particolare periodo nel quale si svolge.

Ma a quale persona strutturalmente “sana” verrebbe in mente di passare questo periodo festivo (che si sia religiosi ortodossi o bestemmiatori accaniti) partecipando a un raduno, dentro uno scatolone di cemento armato, sudando le tossine proprie e degli altri compagni di pratica, mangiando un kebab o un frutto, correndo dietro a un signore di 84 anni le cui gesta nessuno dei partecipanti saprà mai nemmeno replicare?

L’alternativa sarebbe stata rimanere in poltrona a casa, circondati dall’affetto morboso di genitori e parenti, con i vestiti e i capelli imbevuti d’agnello e di lasagna, che poi andranno a gonfiare lo stomaco, e quindi crollare nel pomeriggio su un qualsiasi affollato prato storditi da un fresco Frascati, neanche DOP…

Ecco, mi sono risposto da solo sul perché a Pasqua sono andato a praticare aikido!

Ed allora via, borsa in spalla, a salutare questo nostro Grande Vecchio che ha attraversato oceani e continenti per impartirci tre giorni di lezione e ricordarci, anche questa volta, diversi concetti:

    perché noi tutti pratichiamo aikido
    come si pratica l’aikido, secondo il suo insegnamento
    perché c’è bisogno che torni qui da noi a insegnarci come praticare aikido
    che dobbiamo continuare a studiare e ancora studiare aikido

Il seminario è iniziato con gli esercizi di respirazione, kokyu, vocalizzazione dei 6 suoni, concentrazione ed altri ancora propedeutici ad una migliore pratica.

Qui, come sempre da ormai 50 anni quasi esatti (mancano pochi mesi), il maestro Tada ferma tutto il “branco” e lo fa accomodare sul posto per chiarire meglio la sua didattica, sotto questo profilo.

Non sono in grado di ripetere le parole del nostro maestro, caratterizzate da un profondissimo senso mistico, filosofico e marziale, ma posso farvi partecipe delle mie impressioni e sensazioni, che sono certo siano condivise dagli altri compagni di pratica.

La pratica dell’aikido non può essere disgiunta da questi aspetti, come la cura e l’amplificazione della nostra energia vitale, del nostro spirito, il rafforzamento dell’unione mente-cuore, lo sviluppo di un altissimo stato di concentrazione, che poi tutto insieme ci permetteranno di praticare l’aikido in un modo totale e senza compromessi o incertezze, sia fisiche che spirituali.

La pratica dell’aikido disgiunta da questi insegnamenti sarebbe una mera espressione fisica, corporea, marzialmente parlando svuotata di altissimi contenuti che invece contraddistinguono l’aikido (ma, invero, anche altre discipline marziali, dove questo tema è comunque ricorrente).

A Roma si direbbe “…serve solo pe' menà…” e neanche tanto questo, visto che di arti marziali tese a questo scopo ve ne sono di ben più pratiche ed efficaci!

Anche questa volta, l’esempio riportato dal M. Tada è stato chiaro.

O sensei impartiva lezioni di aikido a membri della famiglia reale giapponese, altissimi gradi delle Forze Armate e alti dignitari della corte e delle pubbliche amministrazioni, ai quali dubito fortemente interessasse acquisire tecniche di autodifesa o da rissa.

L’aikido è una disciplina che insegna l’autocontrollo sul fisico e maggiormente sullo spirito.

Il “dominio” spazio-temporale dentro e fuori di noi.

Il “non-attaccamento”, il rifiuto dell’avversario che ci si contrappone all’esterno ma anche all’interno del nostro animo…

Ancora una volta il maestro Tada ci ricorda le basi, ma anche gli obiettivi, della sua didattica e lo fa non solo con le parole ma anche con le tecniche mostrateci.

Molto spesso ci limitiamo al raggiungimento della mera e perfetta esecuzione delle tecniche, senza preoccuparci del nostro stato d’animo, ha commentato il maestro, ma anche senza preoccuparci di come “trattiamo” il nostro uke. Ma proprio l’unione corpo-mente contraddistingue il vero artista marziale da un praticante qualsiasi.

Eseguire perfettamente la tecnica, non solo con il corpo ma soprattutto con lo spirito, sereno e controllato, in modo assoluto ma anche attento al “benessere” del mio compagno di pratica, evitandogli incidenti o movimenti dolorosi, rispettando il mio ed il suo corpo, alla stessa stregua di un uso di un violino “Stradivari”! Il suo perenne invito è di prestare questa attenzione sempre, nella nostra vita, dentro e fuori dal tatami. Praticare con Amore!

Questo non significa salire sul tatami con un fiore tra i capelli, modello “Hair”, ma seguire la via del budô non si contrappone a una complementarità tra addestramento marziale e unione con l’Universo, inteso anche come “presenza” positiva tra il consesso umano e naturale, senza apportare inutili “scontri”, di qualsiasi livello e natura. Non praticare questi principi, secondo il maestro Tada, equivale a non praticare correttamente aikido.

E la sua pratica, come anche quella di tanti altri grandi maestri, ne è un esempio. Vederlo muoversi sul tatami con spostamenti precisi, tai-sabaki impeccabili, un ritmo dell’esecuzione delle singole tecniche scandito al secondo. è impressionante e ogni volta ci lascia a bocca aperta…considerati soprattutto i suoi 84 anni!

Una volta suggerii ad un’amica medico di chiedergli un capello, per l’estrazione del suo dna, e metterlo a disposizione della scienza e dei posteri (scherzavo…eehh!!).

Torniamo allo stage. Molti punti focali espressi dal maestro, troppi per noi normodotati. Su tutti, quello che sempre mi colpisce (ma purtroppo non colpisce tutti, diciamolo...) è l’aderenza a certi principi sostenuti dall’aikido, oltre al costante allenamento, che stabiliscono il retto comportamento dentro e fuori dal tatami o dal dojo, la pratica interiore costante nella vita di tutti i giorni come dentro al dojo, secondo quei principi morali, etici di questa nostra disciplina.

Il controllo delle nostre emozioni, la mente trasparente, l’animo gentile e rispettoso verso i nostri uke anche di tutti i giorni (mogli/compagne e mariti/compagni, colleghi di lavoro, figli, passanti sulla strada…) verso i quali dobbiamo “praticare” un rapporto di onestà e sincerità, senza pensieri malevoli, con rispetto.

Un grande insegnamento, che certo non è proprio ed esclusivo dell’aikido, ma - visto che lo pratichiamo -  perché non mettere in pratica anche questi insegnamenti?.

Il maestro Tada ci ricorda continuamente che siamo esseri inseriti nell'Universo e tuttuno con l’Universo, e il mero “movimento” sul tatami non ci qualifica come tali, ma è per tutto il resto che possiamo/dobbiamo fare quanto necessario per esserlo.

Spesso, ammettiamolo, assistiamo sul tatami (sia nei raduni che nel nostro dojo) a scene non proprio edificanti e conformi al retto comportamento secondo questi principi, vuoi per differenze caratteriali, vuoi per stanchezza o altro. Ma, pur ammettendo la nostra fallace umanità, tali atteggiamenti andrebbero controllati e corretti in nome proprio della pratica che seguiamo, ma ancora di più di una migliore esistenza come esseri umani. Prendiamo come riferimento, se vogliamo, il “giuramento di oggi” del maestro Nakamura Tempu… e ripetiamocelo ogni momento della giornata.

Quest’anno, però, sul tatami vi era un’atmosfera diversa, molto intensa, direi quasi “ottimale” per questo tipo di pratica e spero che rimanga così e si accresca singolarmente e tutti insieme.

Tecnicamente, come ripeto da tempo, non sono in grado di riportarvi e commentarvi le tecniche eseguite dal maestro.

Ma è straordinario come la loro “visione” e ripetizione, per quanto goffa al mio livello, mi abbia lasciato una carica di energia e una voglia sempre maggiore di pratica dell’aikido che ancora perdura a distanza di giorni. E spero che sia così anche per voi…

Buona pratica e buona vita a tutti!


 2561,    12  Set  2017 ,   Cronache
Andrea Dentale

E' iscritto all’Aikikai d’Italia dal 2001, è terzo dan e praticante del Dojo Musubi di Roma. Dal 2017 al 2021 è stato consigliere dell'Aikikai d'Italia, ricoprendo  l'incarico di tesoriere. Ha redatto articoli e eseguito riprese fotografiche sull'attività associativa da divulgare tramite la rivista AIKIDO, il sito web e le pagine social dell'Aikikai d'Italia, in particolare il gruppo ufficiale. Dal 2023 non è più socio dell'Aikikai d'Italia, ma dell'associazione ProgettoAiki.